Associazione Nova Mriya, Saltanchuk: "Aiutiamo realmente l'Ucraina"

Martedì, 12 Aprile 2022 10:23

Autore: Fiumicino-Online

Il viaggio degli Ncc dall'Italia per portare aiuti e riportare indietro profughi

di Elisa Josefina Fattori
 
L’Associazione no profit Nova Mriya (clicca qui) si occupa di aiutare i profughi ucraini tramite la raccolta di cibo, medicinali e vestiario, la spedizione di aiuti umanitari dall’Italia all’Ucraina ed il trasporto di profughi dall’Ucraina all’Italia. Finora sono stati inviati 12.300 Kg di beni di prima necessità e nei viaggi di ritorno sono state portate in Italia 121 persone.
 
Abbiamo incontrato Aleksandr Saltanchuk, il responsabile dell’Associazione Nova Mriya.
 
Finora quanti viaggi avete fatto con l’associazione?
"Quattro".
 
Avete trasportato persone che avevano provato a scappare e non c’erano riuscite?
"Persone che non avevano possibilità economiche per partire: donne sole, o con bambini, alcune con conoscenti in Italia, altre che in Italia avevano trovato in qualche modo un alloggio ma non avevano budget per il viaggio".
 
Le situazioni più particolari che avete visto?
"C’era una signora molto anziana affetta da demenza senile che abbiamo assistito per tutto il viaggio perché non capiva cosa le stesse accadendo, e con l’aiuto dei passeggeri l’abbiamo accompagnata dalla figlia che abita in Italia. Poi abbiamo trasportato due donne con dieci bambini, alcuni figli loro, altri figli di loro parenti, che abbiamo accompagnato in provincia di Verona dove sono state accolte da un Comune. C’erano anche famiglie che non sapevano dove andare, per loro era solamente importante scappare".
 
In questi viaggi c’è stato un momento in cui avete avuto paura? O in cui si è creata una situazione pericolosa?
"Le situazioni pericolose iniziano al confine. La prima volta che lo abbiamo attraversato abbiamo visto una colonna di auto lunga 35 km con all’interno persone che scappavano, piangevano e macchine distrutte. Si percepisce chiaramente che c’è una guerra in corso, si sentono allarmi antiaerei e di notte non si può nemmeno accendere la luce. Ovunque ci sono militari che ti fermano e ti controllano, ricci anticarro e sacchi di sabbia".
 
I tuoi compaesani come stanno?
"Il mio paese si chiama Vizhnytsia: è un piccolo paese di montagna ora pieno di profughi di Kiev, Irpin’, Bucha, Donetsk. Pieno di chi non può uscire dall’Ucraina perché non vuole lasciarla, o perché non ha nessuno che possa accoglierlo e che cerca rifugio nei luoghi più remoti sperando che la guerra lì non arrivi. Queste cittadine stanno sperimentando il sovraccarico di popolazione e cominciano a mancare i viveri. Ne risente tutto il Paese perché tutti gli ospedali ricevono chi è stato ferito al fronte anche dove la guerra non c’è. Anche gli alberghi sono pieni: noi abbiamo dormito in uno studentato dividendo una camera in sei, e siamo stati fortunati perché c’era gente che dormiva a terra nei palazzetti dello sport".
 
Come si può aiutare la tua associazione?
"A Roma, Fiumicino e Ostia raccogliamo donazioni, medicinali e cibo. Nell’ultimo viaggio abbiamo mandato un furgone a Kiev e nei paesi limitrofi liberati pochi giorni fa. Abbiamo distribuito beni di prima necessità alla popolazione vittima di azioni militari, altre volte i prefetti ci hanno indirizzato nei campi profughi. L’associazione dispone sia di un iban che di un conto paypal tramite il quale si possono donare anche pochi euro. Raccogliamo le cosiddette “scatole vita”: chi vuole può formare una scatola di cartone delle dimensioni di 30x40 centimetri nella quale può inserire beni di prima necessità alimentare ed igienica. In modo che anche la distribuzione e lo smistamento sia più semplice e veloce. Ad esempio: tonno, pasta, zucchero, farina, dentifricio, saponette, cerotti, acqua ossigenata, biscotti, cioccolato. Questo ci è stato suggerito dai prefetti militari della regione dove siamo stati. Oppure si può andare in farmacia e acquistare confezioni di bende, elastici fermasangue, siringhe, questo è il materiale che indirizzeremo agli ospedali".
 
Come è nata l’associazione?
"Quando è iniziata la guerra ho fatto un appello ai miei colleghi autisti, chiedendo chi si poteva offrire volontario con i propri mezzi per venire in Ucraina e in molti mi hanno risposto. Il primo viaggio l’ho fatto con van di mia proprietà. Quindi cerchiamo anche autisti con mezzi adeguati per effettuare trasporti, o anche solo autisti. Mio figlio mi ha spinto ad iniziare quando mi ha chiesto cosa avremmo potuto fare per dare una mano. Avrei potuto dire che non potevamo fare nulla ma tutti possiamo fare qualcosa. E questo vale soprattutto per i nostri politici, persone esposte e persone famose che possono fare tanto o possono stare zitte, come d’altronde hanno fatto dal 2014 quando è iniziata questa guerra ed hanno preferito scegliere di non fare niente".
 
 
 
 
 
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