Single senza scampo o single per scelta?

Martedì, 14 Dicembre 2010 16:52

Autore: Stefania Curzio

No, non si può ridurre la questione a queste, che sono sicuramente due realtà a cui tanti uomini e donne appartengono, ma che non possono essere ritenute le sole alternative.
Si è single dopo la chiusura di un matrimonio o di una lunga convivenza o rapporto di coppia.
Si è single perché si sceglie questo status, specchio anche di uno dei tanti ruoli sociali dell’attuale condizione del “moderno” vivere.
Si è single per non aver potuto dare concretezza al proprio desiderio di famiglia o anche solo di condivisione a due.
Si è single per reazione. Reazione alle esperienze di “altri” importanti (genitori, parenti, amici cari). Reazione in quanto scelta ideologica (così come il destino non congeniale, anche l’ideologia spesso è foriera di solitudine e di scelte “chiuse”).
Dunque, c’é chi ha l’idea emotiva di subire la propria condizione, appesantito da un senso di impotenza e insieme di rimpianto, e chi non vuole rinunciare al proprio status sociale riconoscendosi in esso per indipendenza ed affermazione personale.
Il concetto di autonomia e di indipendenza, associato alla solitudine, può significare tanto conquista quanto rinuncia. In realtà i principi che tengono insieme questo discorso sono applicabili agli individui single quanto a quelli che vivono in coppia.
Il filo conduttore inizialmente è il rapporto che decidiamo di avere con noi stessi in relazione, poi, alle spinte culturali di cui  ognuno è portatore, nonché vittima nello stesso tempo.
In tal senso i preconcetti allarmanti che ancora guidano molti  uomini e donne tolgono la vera libertà all’individuo. Quell’autonomia di pensiero libero che può aiutare a collocare se stessi nella dimensione che si vuole dare al proprio vivere.
Ancora oggi la condizione di single è attribuita più alle donne. In genere agli uomini non piace che vengano considerati del tutto single. Passi ex marito o scapolo, ma single in assoluto no.  Vittorio in terapia dice:“basta con i rapporti fissi, ora solo donne che non mi chiedono di rispondere ad obblighi o di vestire ruoli definiti. Voglio essere libero di stare con chi voglio ma senza legami incastranti”. La donna no. La donna esprime con più trasparenza la propria condizione, semmai aggiungendo quel piccolo accenno all’ineluttabilità o alla scelta o alla sfortuna di non avere un uomo. La donna prova ad ironizzare la propria situazione sentimentale non a nasconderla del tutto.
I preconcetti, inoltre, portano sia l’uomo che la donna a giustificazioni, se si riflette bene, del tutto inutili se non ci fosse quella “traduzione” sociale dello status di “in coppia” o “single”. Nella corrente mentalità maschile, ad esempio, l’attribuzione di “single” data ad una donna induce solo ad ipotesi sospette: o è incapace di trovare marito o è una femminista sfegatata. Le donne sono zitelle, gli uomini scapoli. Per la donna l’accezione della terminologia è negativa, respingente e ineluttabile. Per l’uomo lo scenario è diverso: essere scapolo si traduce semplicemente in qualcuno che non ha ancora deciso di avere un’unica donna; in qualcuno che, con astuzia, non si fa intrappolare in legami impegnativi.
Se riuscissimo ad abbandonare il pregiudizio non sarebbe difficile comprendere che il ruolo dei single è un’opzione nuova, altrettanto valida come altre.
E’ importante uscire da schemi obsoleti dove l’omologazione è garanzia, la diversità sofferenza.
Calarsi in ruoli preconfezionati, e quindi scontati, non lascia spazio all’individuo e alla ricerca di ciò che è il bisogno e l’espressione del sé personale.
 
Dott.ssa Stefania Martina - Psicologa e Psicoterapeuta familiare
Studio Ostia via del Parco 3 - tel. 347.6803276
 
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