Omicidi senza colpevole, l'annegamento di Wilma Montesi

Mercoledì, 13 Settembre 2023 11:50

Autore: Fiumicino-Online

Tutti i giornali si occuparono della vicenda che diventò un vero caso mediatico

di Patrizio Pavone

Continuiamo il viaggio negli archivi dei casi di omicidio di cui non furono mai scovati esecutori e mandanti. Oggi ci occupiamo di Wilma Montesi.
 
Nasce a Roma il 3 febbraio 1932, figlia di un falegname e fidanzata con un poliziotto di Potenza. Il suo corpo senza vita viene ritrovato il 9 aprile 1953 sulla spiaggia di Torvaianica da un giovane manovale, Fortunato Bettini. La ragazza aveva solo 21 anni. Il cadavere è privo della gonna e delle scarpe con una giacca appoggiata sul viso.
 
L’autopsia sul corpo della giovane Wilma non presenta tracce di violenza sessuale ma scopre ecchimosi sul volto e sulle gambe. Una cosa strana: è priva di calze e reggicalze che difficilmente si sarebbero potute strappare da sole essendo fermate con cinque gancetti.
 
La sorella dice che Wilma, il giorno della sua scomparsa, si voleva recare ad Ostia prendendo il trenino alla fermata  della Piramide a Roma. Ma il luogo del ritrovamento del corpo dista ben 15 chilometri da Ostia e la cosa suona strana a molti inquirenti.
 
Durante il funerale la famiglia riceve una lettera anonima nella quale si afferma che Wilma era stata uccisa da uno spasimante che non accettava il suo matrimonio con il poliziotto di Potenza. E questo spasimante sembra essere Piero Piccioni, figlio di un noto esponente della Democrazia Cristiana, partito di maggioranza in quegli anni in Italia, ed all’epoca ministro degli Esteri. Si ipotizza che Piero Piccioni l’avrebbe fatta partecipare ad un festino a base di droga ed alcol a Capocotta, località balneare nei pressi di Ostia.
 
Per evitare che il caso diventi pericoloso per le sorti elettorali della Democrazia Cristiana, coinvolta da alcuni esponenti dei partiti di opposizione, si tenta di interpretare la morte come  accidentale per annegamento od eventualmente per un suicidio. Ma alcuni rotocalchi e quotidiani tentano di trasformare il caso come uno scandalo politico ed in parte ci riescono, destando vivo clamore tra gli italiani dell’epoca.
 
Le autorità querelano il direttore di un settimanale romano, Silvano Mutolo, che ipotizza che sia morta durante una orgia nella quale partecipavano esponenti politici e vip romani. Mutolo e la giornalista Camilla Cederna, fanno i nomi di alcuni personaggi importanti e consegnano un memoriale al ministro dell’Interno Fanfani. Anche il Paese Sera e Il Corriere della Sera, quotidiani prestigiosi, e varie tastate locali vogliono trasformare il caso come un complotto politico.
 
Il caso si gonfia e vengono presentate delle interrogazioni parlamentari ad opera di Ingrao, Nenni e Togliatti, tutti esponenti di sinistra all’opposizione. Altri  politici vengono in qualche modo coinvolti, interrogati e poi scagionati, trasformando un caso giudiziario in scandalo politico. Tutti i giornali si occupano della vicenda che diventa un vero caso mediatico, il primo della giovane repubblica italiana.
 
Ma il processo che dura ben quattro anni assolve sia il Piccioni, sia il questore di Roma Saverio Polito, accusato di aver voluto insabbiare le indagini, sia i tanti altri sospettati della alta società romana, implicati, a torto o a ragione, nella vicenda. Le indagini prendono allora altre direzioni, rivolgendosi ad uno zio di Wilma, tale Giuseppe Montesi, che sembrava essersi invaghito della ragazza. Ma viene poi  scagionato poiché fornisce un alibi per la notte della morte di Wilma. Il caso fu quindi dimenticato dagli inquirenti.
 
 
 
 
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