Girolimoni, quale fu il vero serial killer nella Roma fascista?

Lunedì, 18 Dicembre 2023 19:33

Autore: Fiumicino-Online

Continua il racconto degli omicidi senza colpevole

di Patrizio Pavone
 
Il primo crimine risale al 31 marzo 1924 e si svolge nei giardini che si trovano a Piazza Cavour a Roma. Viene rapita una bimba di 4 anni, Emma Giacobini ma immediatamente ritrovata dalla madre che la cercava per ogni dove e che la riesce a strappare al pedofilo che era in procinto di violentarla. L’uomo scappa. Nessuno ha visto nulla e la madre, nel denunciare il fatto alla polizia, non è in grado di descrivere il violentatore poiché ancora sotto shock.
 
Un fatto simile si verifica di nuovo un mese dopo. La scena si svolge in via Paola, al centro della città eterna. Questa volta la bambina, Armanda Leonardi ha due anni. La piccola reagisce e grida, sferra calci accorrono alcuni passanti e la madre e il maniaco scappa via. Anche in questo caso le descrizioni del pedofilo sono vaghe: sembra avere una cinquantina d’anni con corporatura robusta.
 
Passa un solo giorno e viene ritrovata morta una bambina. E’ stata violentata e strozzata. Il luogo è nei pressi della basilica di San Paolo poco distante dalla Garbatella, sempre nella capitale. La bambina di nome Bianca stava giocando ed era stata persa di vista dalla madre. Questo ennesimo fatto violento scuote sia Roma che tutta Italia e si diffonde la psicosi di un pazzo pedofilo.
 
Trascorrono pochi mesi, durante i quali le indagini non portano a nulla, quando viene rapita Rosina Pelli di quattro anni. Anche in questo caso il suo corpicino straziato e violentato viene ritrovato nei pressi di Monte Mario. Nel terrore collettivo inizia una vera e propria “caccia alle streghe”.
 
Il 30 maggio 1925 una bambina di sei anni, mentre sta andando a prendere l’acqua alla fontana pubblica nella zona vicino San Pietro, viene rapita. Si tratta di Elsa Berni. La ritrovano sul greto del Tevere, stuprata e strangolata. Il popolino addita un capro espiatorio: si tratta di un sacrestano. La sua unica colpa è di avere delle abitudini strane. Viene indagato ma sconvolto da una colpa non sua si suicida.
 
Tutti pensano che sia lui il colpevole ma invece il mostro torna a colpire il 26 agosto 1925: questa volta viene sequestrata una bambina di un anno e mezzo. Si chiama Celeste Tagliaferri. Viene rapita nel quartiere Borgo, a due passi dal Vaticano. Ma il pedofilo la fa ritrovare ancora viva seppure ferita al fianco. E’ seminuda con un fazzoletto annodato al collo. Probabilmente qualcosa o qualcuno ha interrotto il rituale macabro dell’assassino. Ma seppure soccorsa prontamente la bambina non si riprende e muore poco dopo il ricovero in ospedale. Gli inquirenti non hanno piste e quindi mettono una taglia sul mostro. Questo provoca una vortice di voci e di denunzie che rischia solo di incolpare degli innocenti.
 
Il 12 febbraio del 1926 un’altra bambina, Elvira Coletti di sei anni, viene sequestrata e portata in riva al Tevere ma riesce a scappare al folle omicida e a dare l’allarme. Un anno dopo il killer riesce a rapire di nuovo Armanda Leonardi. La sevizia e poi la strangola. Il suo corpicino viene ritrovato sul colle Aventino.
 
Mussolini è furente: la sua polizia non garantisce ordine e sicurezza, i temi cari del fascismo ed ordina al capo della Polizia che un colpevole deve essere arrestato subito e comunque. E così viene fermato Gino Girolimoni: è un presunto colpevole per eccellenza. E’ un donnaiolo, risponde alle descrizioni dei pochi testimoni che lo hanno descritto e gli piacciono le ragazzine. Il livore e l’accanimento del regime ne fanno l’assassino ideale. La stampa e la radio invocano la sua morte. Ma un valente magistrato ed un ottimo avvocato in dieci mesi di detenzione di Girolimoni riescono a smantellare le accuse contro di lui e viene scarcerato. Ma rimarrà addosso a lui l’immagine del mostro fino a quando morirà nel 1961.
 
Nel frattempo più nessuna bambina viene rapita ed uccisa. Né il regime fascista né i governi successivi daranno mai un indennizzo a Girolimoni per la sua detenzione e per la sua vita devastata dal peso di omicidi non commessi. Di questo caso emblematico venne realizzato un ottimo film nel 1972, in bianco e nero, con l’indimenticabile Nino Manfredi nella parte di Girolimoni, in una ricostruzione fedele della Roma fascista e delle cupe atmosfere di quel periodo.
 
 
 
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