Dichiarazione d’amore di un Fiumarolo

Lunedì, 19 Settembre 2011 23:31

Autore: Stefania Curzio

Fiumara non è certo il luogo dove un uomo colloca il suo paradiso. Il rumore della città, la sua esuberanza terminano qui, in questa borgata che sembra una favela
Il silenzio che ti piomba addosso, appena perturbato dal brum-brum  delle barche che rientrano alla foce, è palpabile. Sale e iodio. Ma quando ti siedi dietro un pescatore con la lenza, il tempo è abolito. Cioè è tutto per te. Puoi sorprendere il pescatore mentre parla con i pesci. Magari ti ritrovi ad evocare ad alta voce i sogni di stare altrove. Nello stesso tempo, quasi inconsciamente, quelli che abitano qui vogliono portare avanti una lunga storia. “E’ stato sempre così” vi spiegheranno durante un qualsiasi incontro.
 
Venire a Fiumara non è mai un caso; è spesso stata il porto degli esìli, dei nascondigli da qualcosa o da qualcuno. Come se, più nella fantasia che nella realtà, qui fossi al sicuro. Troppo lontano per essere trovato da chiunque. Al di fuori. Eppure preferisco stare qui, con le chiappe su uno scoglio a mangiare un trancio di pizza bianca del forno di via Porto Romano piuttosto che annoiarmi in un ristorante ovattato dove si accalcano quelli che sognano un paese diverso. Omogeneo, privo di passione e per forza di cose senza esuberanza. Dove il peperoncino sarebbe bandito dai pranzi, quelle famose colazioni d’affari in cui più che mangiare, si pilucca. A me piace il sapore selvaggio e volgare, come può essere una spigola appena pescata  alla griglia, condita con un filo di olio di oliva. Ecco perché, nelle feste che ogni tanto qualcuno organizza per il quartiere, non esistono barriere d’età, sesso, colore di pelle, ceto sociale. Qui tutti sanno bene perché ci stanno, perché vivono a Fiumara e non altrove. La complicità si comunica con lo sguardo. Quello dell’esilio dei nostri padri. Ed è rassicurante. Molti non hanno niente da perdere, avendo già perso tutto. Ci si arrangia con quello che offre, è un po’ come la vita. Fiumara mi va bene così.
 
Edoardo Morello
 
 
 
 
Vota questo articolo
(25 Voti)
Pubblicato in Parliamo di...