Auschwitz 70 anni dopo

Lunedì, 26 Gennaio 2015 15:23

Autore: Stefania Curzio

Per non dimenticare l'immagine della morte in una delle più terribili pagine della nostra storia

Di Dania Polletta
 
Il 27 gennaio del 1945 l'esercito sovietico, guidato dal generale Petrenko, liberò il campo di Auschwitz; lo spettacolo che si aprì ai loro occhi fu agghiacciante: cataste di corpi esanimi, ammassati l'uno sull'altro. Auschwitz I, in Polonia, è il primo di tre lager sul posto, progettati dai nazisti per i prigionieri di guerra, e in un secondo momento destinati a realizzare la “soluzione finale”: lo sterminio di 1.100.000 di persone, di cui il 90% ebrei. Fra il '39 e il '45 in questo lager, il più grande del regime, furono rinchiuse 1.300.000 persone, oltre agli ebrei fra questi vi erano anche: 140-150 mila polacchi, 33 mila rom, 15 mila sovietici e 25 mila persone di diverse nazionalità. Qui i prigionieri vivevano ammassati in baracche e sottoposti a condizioni di vita disumane: erano costretti a lavori forzati e a patire la fame e il freddo in inverni che toccavano normalmente i 25 gradi sotto lo zero.
Al suo arrivo, l'armata rossa si stupì di trovare vive settemila persone, tra le quali cento bambini che riuscirono a salvarsi nella maggior parte dei casi perché erano gemelli, e servivano per le sperimentazioni scientifiche. Nei loro volti l'immagine della morte. Avevano abbandonato ogni speranza di salvezza da quel destino atroce che aveva già condotto alla morte i loro familiari e amici. Queste persone invece furono salvate, oltre trecento di loro ancora oggi testimoniano per noi questa storia orribile, molti di loro sono quasi centenari.
Domani, 27 gennaio 2015, molto probabilmente sarà l'ultima volta in cui sarà possibile ricordare la liberazione in un anniversario decennale con le testimonianze dei sopravvissuti.
Ricordare è molto doloroso, perché questa è una delle più terribili pagine della nostra storia. L'intero genere umano è responsabile dell'accaduto, nuovi studi attestano che persero la vita tra i 15 e i 20 milioni di persone durante lo sterminio nazista, e l'umanità non riuscì ad impedirlo.
Tutti abbiamo oggi il dovere di ricordare questi fatti, affinché non si verifichi mai più un orrore simile. Nonostante le fonti storiche, i documenti e le innumerevoli testimonianze, ancora oggi c'è chi nega l'accaduto, questo è inconcepibile ma possibile e quindi estremamente preoccupante.
Al dolore per la strage si aggiunge altro dolore, altra vergogna.
Settant'anni dopo, guardiamo indietro e cerchiamo di imparare dagli errori commessi, affinché il sacrificio delle vittime non sia vano conserviamo il ricordo e la testimonianza dei superstiti e tramandiamoli alle generazioni più giovani.
La libertà e il rispetto per le diversità sono valori che dovremmo imparare sin dalla prima infanzia, i genitori e gli educatori scolastici hanno quindi il dovere e la responsabilità di insegnarli alle nuove generazioni, affinché a nessuno siano più negati.
 
 
 
 
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