di Stefania Quarti
Parità s.f.:il fatto d’esser pari; rapporto di uguaglianza o equivalenza fra due o più cose o persone. Ad esempio, parità di condizioni, di trattamento, di diritti tra cittadini e cittadine.
Negli anni Settanta, in Italia, sono state approvate leggi importanti in tema di parità tra uomini e donne. La Legge 1204 del 1971 sulla “Tutela delle lavoratrici madri” ha introdotto il divieto di licenziamento per le donne dall’inizio del periodo di gestazione al primo anno di vita, e il periodo di astensione obbligatoria nei 2 mesi prima del parto e nei tre mesi successivi. Altra legge importante è la riforma del diritto di famiglia del 1975, grazie alla quale uomini e donne acquisiscono pari diritti e doveri. Ad esempio, la residenza deve tener conto delle esigenze di entrambi; la moglie non è più costretta a seguire il marito, così come le scelte relative all’educazione dei figli e delle figlie vanno condivise tra i coniugi, e la moglie non può essere privata dei mezzi di sostentamento. La legge 903 del 1977 ha introdotto, per le donne, il diritto alla stessa retribuzione dell’uomo a parità di lavoro, e la corresponsione alla donna lavoratrice, degli assegni familiari, delle maggiorazioni per familiari a carico, in alternativa al lavoratore. Sul piano giuridico, quindi, le leggi approvate sanciscono la parità tra i sessi, ma non bastano ad eliminare le disuguaglianze di fatto che ancora sussistono tra uomini e donne, nell’accesso al lavoro, alla carriera o nelle attività e ambiti in cui le donne sono sottorappresentate.
E quindi dal concetto di parità si passa alla nozione di:
Pari Opportunità: Il concetto di Pari opportunità si sviluppa tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi degli anni Novanta e designa la volontà di abbandonare completamente l’uguaglianza al fine di seguire la logica di pareggiare le condizioni di partenza fra individui rispetto a certi diritti.
La nozione di Pari Opportunità è ribadita anche nella Costituzione italiana, agli articoli 3, 37 e 51. L’art. 51, ad esempio, afferma che “Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.” La necessità di provvedimenti appositi nasce dal fatto che le opportunità di accesso al lavoro e alla carriera, ad esempio, ancora adesso sono diverse a seconda del genere. Spesso sono le donne ad essere svantaggiate nella ricerca di un lavoro o nella carriera, soprattutto quando decidono di essere madri, o quando si devono occupare dei genitori. Secondo i dati ISTAT il 30% delle donne interrompe il lavoro per motivi familiari, a fronte del 3% degli uomini. Ma non solo, il tasso di occupazione femminile diminuisce in rapporto alla crescita del numero dei figli (dal 60% con un figlio, al 33% con tre figli, secondo i dati EUROSTAT). Per contro, sono gli uomini a non avere le stesse opportunità, ad esempio, nel caso di separazione; pochissimi riescono ad avere l’affidamento dei figli, o, in alternativa, quello congiunto. E allora che fare e, soprattutto quali strumenti usare per riequilibrare disparità ormai inaccettabili? Innanzitutto, dovremmo chiederci se pensiamo veramente che, in una democrazia piena e moderna, una maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro, della politica, dell’economia e, viceversa, degli uomini nella cura e nell’educazione dei figli e delle figlie, sia un valore, e quanto, quotidianamente, ci impegniamo ad apportare quel cambiamento nelle nostre vite e nel nostro ambiente, attraverso la messa in discussione di ruoli che ormai ci stanno stretti e che non giovano né a noi, né a chi ci sta attorno. Dalle parole ai fatti… Due aziende del mantovano che occupano manodopera all’80% femminile hanno attivato progetti sulla conciliazione lavoro-famiglia grazie ad accordi di pari opportunità con il supporto finanziario dell’art.9 Legge 53/2000, che prevedono riduzione di turni e orari per la cura di familiari, flessibilità di orario in entrata e uscita e giornaliero, applicazione del part-time alle lavoratrici e a coppie di lavoratori, tele-lavoro; inoltre, per i periodi di festività natalizie e pasquali è attivo un servizio di accoglienza per i figlie e le figlie in età di scuola elementare, nonché attivazione di nidi aziendali. Risultato? Riduzione dell’assenteismo, aumento della motivazione e soddisfazione oltre ad un forte miglioramento delle relazioni. “Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo” diceva il Mahatma Gandhi. E allora… cosa aspettiamo?
Alle prossime parole: discriminazioni e azioni positive