Intimazione di pagamento, cosa fare quando avviene

Venerdì, 20 Maggio 2022 13:53

Autore: Fiumicino-Online

L’intimazione di pagamento è una sorta di avvertimento che l’Agenzia delle Entrate manda ai cittadini

Intimazione di pagamento, cosa fare quando avviene
Il fisco non sempre è benevolo con i contribuenti. E quando deve intascare qualcosa non ci pensa su due volte a far sentire la sua presenza. Tra le azioni più comuni che si possono fare, c’è sicuramente l’intimazione di pagamento.
Un nome molto ‘forte’ se vogliamo. Che, però, nasconde delle regole ben precise e, soprattutto, quando arriva non bisogna farsi prendere dal panico.
 
Ecco, quindi, tutto ciò che è possibile fare quando arriva l’intimazione di pagamento.
 
Che cos’è l’intimazione di pagamento
L’intimazione di pagamento è simile all’avviso di mora. È una sorta di avvertimento che l’Agenzia delle Entrate manda ai cittadini, compresi imprenditori e liberi professionisti, in cui si dice che qualcosa, inerenti al pagamento delle tasse, non va.
 
Se vogliamo usare dei termini calcistici, è simile all’ammonizione: quando il calciatore fa un brutto fallo, si becca il ‘giallo’, prima del rosso. Ecco, l’intimazione di pagamento è ciò che avviene prima dell’espropriazione forzata.
Nell’atto ci sono tutti i soldi che si dovrebbero dare al Fisco in maniera precisa. Ma prima di farti venire un colpo, leggi cosa puoi fare.
 
Cosa fare quando arriva l’intimazione di pagamento
Innanzitutto, è possibile chiedere la rateizzazione intimazione di pagamento. La procedura è molto semplice, soprattutto per gli importi inferiori ai 60mila euro. In questo caso, la richiesta può avvenire direttamente on line ma il debito dovrà essere saldato entro 72 mesi.
 
Per quelli superiori ai 60mila euro, viene confermata la soglia massima delle 72 rate. Inoltre, la richiesta dovrà essere inviata mediante PEC e allegato il proprio ISEE. Non è detto che, comunque, la rateizzazione sia certa, ma il tentativo va fatto.
 
In caso di estrema difficoltà, o difficoltà di causa maggiore, il saldo dell’intimazione di pagamento può essere rateizzato fino a 10 anni, quindi arrivando a 120 mesi. In questo caso, però, va dimostrato che ci sono condizioni che rendono impossibile il saldo attraverso il saldo ordinario.
 
Se non si fa la richiesta di rateizzazione, il pagamento delle somme deve avvenire entro 5 giorni, altrimenti l’Agenzia delle Entrate può effettuare, in via del tutto legittima, anche un pignoramento.
 
Quali sono i termini
Quindi, ricapitolando, se cinque sono i giorni che non bisogna oltrepassare, ci sono dei termini, comunque, per poter fare ricorso e capire se c’è qualcosa che non va nell’intimazione di pagamento. I motivi, inoltre, possono essere i più svariati: ad esempio, potrebbe esserci un semplice vizio di forma e, quindi, facilmente appellabile.
 
Potrebbe esserci, inoltre, un problema relativo alla notifica. Sia per quanto riguarda il non rispetto della legge che, magari, proprio per una mancata notifica. Oppure, semplicemente, a proposito di termini, l’ente che ha fatto questa intimazione di pagamento non lo ha fatto nei tempi stabiliti per legge.
 
Vogliamo ribadire, inoltre, il ‘problema’ dei cinque giorni: molte persone cadono in errore perché, comunque, il saldo della cartella di pagamento deve avvenire entro 60 giorni. Insomma, qui i tempi sono davvero ristretti se non vuoi passare dei guai seri con il fisco e l’Agenzia delle Entrate!
 
 
 
 
 
 
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