"Eppur si espone un'opera al mese dai depositi al Museo Ostiense"

Giovedì, 20 Giugno 2019 15:13

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Dal 20 giugno si inaugura l'esibizione temporanea presentata oggi dal Parco archeologico di Ostia Antica
di Dario Nottola    
 
Un'opera inedita al mese, in uscita, per la prima volta, dai depositi ed ora in mostra al Museo Ostiense. Nella rinnovata Sala XI del Museo Ostiense, l'edificio quattrocentesco che nel 1865 fu destinato dal pontefice Pio IX a raccogliere i manufatti emergenti dagli scavi di Ostia, dal 20 giugno si inaugura l'esibizione temporanea "Eppur si espone, un'opera al mese dai depositi al Museo Ostiense", presentata oggi dal Parco archeologico di Ostia Antica.
 
Ogni mese, eccettuato agosto e fino alla fine dell'anno, si avvicenderanno in Sala XI capolavori di diverso genere artistico e storico, tutti provenienti dai depositi di Ostia antica: pittura e scultura, bronzi e avori, reperti ceramici d'uso quotidiano. Si debutta con la pittura, il genere che raduna a Ostia studiosi da tutto il mondo, vista la copiosa documentazione disponibile e rappresentativa dei cambiamenti di stile e di tecniche intervenuti in oltre mille anni di storia della prima colonia di Roma.
 
Dal 20 giugno, dunque, il Museo Ostiense si arricchisce con due straordinari dipinti ad affresco, provenienti da uno dei più eleganti mausolei della Necropoli monumentale di Porto, all'Isola Sacra.
 
"Abbiamo scelto come linea augurale di un nuovo periodo all'interno del Museo Ostiense i dipinti più rappresentativi dell'immagine che i nostri avi romani volevano lasciare di sè all'interno delle loro tombe - dichiara Paola Germoni, archeologa responsabile della Necropoli di Isola Sacra - le fattezze dei volti nella arte antica sono spesso ideali e raffigurano frequentemente divinità nel pieno vigore della vita, mentre quelli che presentiamo oggi identificano un gruppo familiare, ne ritraggono i lineamenti e le espressioni, un caso particolare e abbastanza raro. Questi, della tomba 19, sono gli unici del genere tra i tanti restituiti dall'esteso sepolcreto della Necropoli di Porto". I  Dipinti sono stati distaccati da due nicchie presenti nell'edificio funebre: la più grande rappresenta due personaggi, un uomo e una donna colti nell'atto del tenersi la mano destra. E' un gesto solenne, la dextrarum iunctio, con il quale gli sposi sigillano l'impegno matrimoniale, nel mondo antico.
 
"Colpisce il volto femminile - fa notare Mariarosaria Barbera, direttore del Parco archeologico di Ostia Antica - una donna matura dallo sguardo mesto, con gli occhi gonfi e cerchiati da profonde occhiaie. Raramente nelle pitture che decorano le tombe vengono rappresentati personaggi in tarda età. I due sposi ritratti nell'atto formale del matrimonio potrebbero alludere ad un momento di commiato. La donna saluta l'uomo togato, dietro la testa del quale sembra di poter scorgere un'aureola, un tributo che si riservava alle figure eroizzate o premorte".
 
"Il vestito della donna doveva esibire ricchissimi colori, ancora visibili al rinvenimento, negli anni Trenta, tanto da indurre i primi scopritori a ipotizzare l'uso dell'encausto, tecnica che fa brillare i colori grazie ad un velo di cera steso sul dipinto -  racconta ancora Paola Germoni - si tratta invece di una pellicola pittorica di altissima qualità, come appurato nel 2003 grazie a indagini chimiche e fisiche, che hanno rivelato figure prive di una base preparatoria, delineate con un'incisione molto veloce; rapidi e senza ripensamenti, gli artigiani antichi tratteggiarono e stesero in poche ore il colore del vestiario, della carnagione dei personaggi e del vello equino. Si riconosce il lavoro di un officina altamente specializzata". 
 
Il secondo dipinto, da una nicchia più piccola dello stesso mausoleo, presenta un personaggio di età giovanile, come confermano le fattezze del corpo atletico. Sorregge con la mano destra le redini di un cavallo di razza, indizio di una buona agiatezza della famiglia, e con la mano sinistra una palma (poco visibile), simbolo consegnato ai vincitori degli Agoni del circo. E' un giovane cavaliere, cui manca il copricapo dell'auriga, sebbene ne vesta la divisa attribuita dalle fonti antiche a una delle fazioni del circo, ovvero la calzamaglia verde che si distingue intorno alle gambe; dell'auriga ha anche la cintura di cuoio dalla fibbia molto articolata, che serviva in parte anche a sorreggere il busto nel corso della gara. Il giovane ripropone una posa molto conosciuta nel mondo antico, quella dei Dioscuri, l'effigie della forza e della piena gioventù.
 
"La tomba 19 ci consente di dare un nome ai due personaggi maschili, di cui il più anziano certamente proprietario della tomba - aggiunge il direttore Mariarosaria Barbera - riusciamo anche ad individuare la gens di appartenenza, quella dei Torquati Novelli. Ce lo rivelano due documenti marmorei trovati appena al di fuori dell'edificio funerario, una lastra epigrafica e un'urna per le ceneri che riportano i nomi di Caio Torquato Novello, morto a 76 anni, e di un giovane Lucio Torquato Novello, morto a 23 anni".
 
 
 
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