Filosofia di un allenatore, Luca Negri: "Il calcio è lo sport più bello del mondo"

Sabato, 17 Dicembre 2022 18:08

Autore: Fiumicino-Online

Il Mister del Forte Bravetta ci racconta il suo impegno nell’educazione dei ragazzi allo sport

di Alessandra Zauli
 
Lo sport è strumento di crescita, palestra di vita, modello educativo a 360 gradi. Vissuto nel modo più bello e pulito è fonte di spunti e di ispirazione per diventare “esseri umani di ottima qualità”. I greci credevano nel modello del “Kalòs kai agatòs” ovvero bello e buono; non nel senso meramente estetico, ma si aspirava a diventare belli oltre che fisicamente, anche nell’anima e virtuosi, compassionevoli, dotati di grande spirito agonistico ma anche di capacità di saper perdere.

E' questa una filosofia sposata in pieno da Luca Negri, allenatore del Forte Bravetta di Roma, residente nella città di Fiumicino da molti anni, impegnato da sempre nel sociale e nell’educazione dei ragazzi allo sport. Invitato dalla dirigenza della squadra ad allenare gli Esordienti del 2010, ovvero ragazzi di 12 anni, adolescenti, ha fatto di questo lavoro una missione di vita.  
 
Il calcio è lo sport più bello del mondo - ci racconta Luca Negri - l’allenatore non è soltanto colui che mette in campo la squadra, è una figura importantissima nella formazione del carattere dei ragazzi. Li guida ad essere atleti, nel senso più completo del termine, a rispettare se stessi, gli altri, a mettere il massimo dell’impegno nel gioco a servizio della squadra, che persegue lo stesso unico obiettivo, quello di vincere. Ma si può anche perdere ed allora anche la sconfitta si vive tutti insieme, sostenendo chi è più fragile, aiutandolo a non perdere fiducia".

"L’allenatore è colui che riesce a proteggere i più fragili - sottolinea - che aiuta chi è un pò indietro, che lo sostiene, che tira fuori ll meglio da ciascuno dei ragazzi, ne difende i punti deboli, ne esalta le caratteristiche e le propensioni”.
 
Luca allena 24 ragazzi e con loro condivide il campo e non solo. Li accompagna anche in visite culturali, in passeggiate, li aiuta a trovare la propria strada ed a vivere il calcio come lo sport più bello del mondo.
 
“Non è necessario - prosegue - pensare di essere dei futuri Francesco Totti, si deve amare il campo, viverlo, condividere lo spogliatoio, la fatica, la grinta, con i compagni di squadra. Qualcuno più dotato magari proseguirà il proprio percorso in agonistica, ma anche chi non lo è in modo particolare, se seguito e stimolato in modo corretto da un buon allenatore, amerà per sempre questo sport e continuerà a praticarlo anche solo con gli amici mantenendo, ogni volta, intatta la voglia di scendere in campo e di giocare come se fosse il primo giorno. Bisogna educare i ragazzi non soltanto alla vittoria, ma anche alla sconfitta, perchè vincere infatti, non significa essere scortesi nei confronti degli avversari, bisogna comunque sempre mostrare loro rispetto senza andare mai a calpestarne la dignità”.
 
Luca fa il suo mestiere di allenatore da più di 20 anni "I ragazzi negli anni sono cambiati - evidenzia - bisogna stare al passo con i tempi, trovare stimoli che siano interessanti per loro, insegnando a dare sempre il meglio, la sconfitta aiuta a crescere anche nella vita, in tutti gli altri ambiti. E’ un percorso faticoso che condividiamo anche con i genitori, insegnando anche a loro, quando ne intravediamo la necessità  a far vivere ai ragazzi lo sport come divertimento, senza tensioni e pressioni inutili e dannose per la loro formazione”.
 
Luca crede moltissimo nel progetto e ringrazia la dirigenza del Forte Bravetta, Alessadro Nicastro e Silvio Ferraioli i presidenti e il dirigente Daniele Dall’Oco, per avergli dato la possibilità di allenare questi 24 ragazzi, per il supporto e per condividere con lui questo modo buono e sano di “fare calcio”.

Il suo sogno chiuso nel cassetto, è quello di vedere riconosciuto maggiormente il ruolo sociale del calcio "Le Amministrazioni comunali dovrebbero mettere una loro maggiore attenzione, perchè hanno la possibilità di poter salvare chi decide di scegliere una via non proprio raccomandabile, riconoscendo allo sport del calcio anche questo ruolo sociale" conclude Luca Negri.
 
 
 

 
 
 
 


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