I diritti dell'uomo

Giovedì, 18 Dicembre 2014 19:02

Autore: Matteo Fasano

L'Europa ci stà richiamando
Stiamo assistendo negli ultimi mesi, ad un'escalation di manifestazioni, picchetti, scritte violente, con una dimostrazione di muscoli e idee vecchie perfino per il Novecento. Filo conduttore un lungo elenco di "No" trasformati in slogan :"L'Italia ha bisogno di figli non di coppie omosessuali", "Lo ius soli uccide l'Italia", "L'unica famiglia è quella naturale", "Maschi selvatici non checche isteriche!". Fino a negare l'evidenza: "Se è gay non è famiglia".
Oggi, dopo la prima trascrizione (non celebrazione) di un matrimonio tra due cittadini dello stesso sesso di Fiumicino, contratto all'estero (proprio perché in Italia ancora non è possibile celebrarli), ecco un altro slogan : "La famiglia non è una trascrizione". Si capisce l'intento: per arrivare immediatamente all'obiettivo si usano messaggi semplici e potenti che fanno leva sulla perdita d'identità, lo spaesamento della modernità, l'assenza di punti di riferimento. Efficaci e virili soprattutto tra i più giovani. Non bastasse, ora si fa anche riferimento al "PERCHE' NO: le LOBBIES". I diritti civili, quelli sanciti nell'art. 3 della Costituzione Italiana, non hanno mai costituito i fondamenti per lobbies di "potere", semmai costituiscono i fondamenti della forza delle idee di popoli che credono nel progresso, nella tolleranza e nell'uguaglianza dell'uomo e della donna, nell'espressione più alta. L'intolleranza contro gli stranieri e il non riconoscimento dei diritti della diversità di genere rischia di mettere insieme gente comune e gruppi neri più o meno organizzati che si riconoscono in "Combatti, ama e prega", soffiando sul disagio sociale e sulle proteste, come stanno dimostrando le ultime indagini della magistratura su Mafia Capitale.
Quando si fanno dei piccoli passi in avanti (come la legge Scalfarotto e la presa di posizione dei Comuni per le coppie gay, Fiumicino e Roma in primis) ecco che si organizzano le barricate e le gazzarre. Di diritti dell'uomo, per i gay e migranti non si deve parlare, non hanno diritto di cittadinanza, devono restare un tabù, perché l'ignoranza mantiene il dogma, la mancanza di progresso culturale facilita il populismo e la presa sulla "pancia" del Paese che trova nuova linfa.
Stiamo assistendo a un cambiamento, l'Europa e gli europei ci stanno richiamando con forza, anche nel nostro Paese, a riconoscere le unioni civili e i diritti per tutti. Il cambiamento inesorabile sta arrivando e tutto questo fa paura agli ambienti più conservatori. Avere un nemico serve per rinsaldare un gruppo, un'ideologia nera, accentuando lo scontro tra "noi" e "loro", piuttosto che a confrontarsi e comprendere e a riconoscere. Appena si parla della libertà e dei diritti delle persone omosessuali, di essere cioè cittadini liberi di scegliere, si manifestano immediatamente questi uomini e valori di una destra non europea. Una reazione quasi primordiale, di rifiuto a prescindere. Peccato che sia così ora che finalmente siamo in una fase di apertura. Non si tornerà indietro. Noi vogliamo essere quello che siamo, gridano e urlano da destra. Bene, anche gli altri lo vogliono! Nel rispetto e nel riconoscimento delle identità di ognuno. Questo, e solo questo, è sinonimo di comunità che aspira a diventare una civiltà moderna e compiuta.
Fiumicino è uno dei tantissimi Comuni Italiani che ha deliberato per la "trascrizione" dei matrimoni gay, all'interno di un più ampio progetto di riconoscimento di coppie di fatto (Unioni Civili). "Plaudiamo il Sindaco Esterino Montino che ha deciso di proseguire in questa direzione malgrado tutto. Il problema è la mancanza di un dibattito serio e sereno, privo di ideologie o di anatemi religiosi, che ci aiutino a superare almeno sui diritti, le differenze che ancora oggi purtroppo persistono. C'è chi preferisce, ancora nel terzo millennio, aggrapparsi all'odio del diverso, a chiamarlo "frocio", al muro contro muro. Le scritte omofobe che si trovano sui muri di molte scuole italiane, che dovrebbero essere il primo baluardo della libertà e della cultura, ci dicono che molto dobbiamo ancora fare, per diventare anche da questo lato un paese europeo.
 
Lettera inviata da: Stefano Calcaterra, Segretario del Partito Democratico di Fiumicino
 
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