Cosa Pubblica: i furbetti

Martedì, 17 Aprile 2012 11:27

Autore: Matteo Fasano

Attenzione che l’ira a lungo repressa diventa furore

Come è noto a tutti, lo Stato, le Regioni, le Provincie e i Comuni nel corso degli ultimi decenni hanno accumulato un debito pubblico di circa 1.900 miliardi di euro. Per cui ogni cittadino, compreso i neonati hanno circa 32.000 euro di debito ciascuno.
Le cause del debito sono infinite e spaziano dal politico che ha preso paghe astronomiche alle opere pubbliche gonfiate, dalle consulenze inutili affidate a parenti e amici degli amici, ai dipendenti dello Stato e degli enti pubblici che hanno goduto di lauti stipendi lavorando poco o niente, dai falsi invalidi ai finti ciechi. Ed ora ci troviamo a pagare tasse su tasse, ticket su ticket. I servizi essenziali scarseggiano e lo Stato sociale langue. Molti cittadini, anche quelli che hanno sempre guadagnato poco e non hanno avuto mai nessun privilegio, come le concessione di beni pubblici a quattro soldi ed hanno fatto sempre le formiche per farsi una casa o avere qualche  risparmio, ora si trovano a pagare anche per chi ha sempre scialato come la cicala godendo del bene pubblico per due soldi. Ma se tutti avessero pagato almeno quei due soldi, lo stato ora avrebbe meno debiti.
Ora che la crisi incombe e gli enti pubblici sono costretti a raschiare il fondo del  barile e il cittadino “formica” continua a vedere il suo vicino di casa godere di un bene pubblico per due soldi, stanco di pagare tasse e ticket si ribella e spera che ora sarà fatta giustizia.La Regione Lazio, piena di debiti fino al collo, specie per la spesa sanitaria, ora si accorge di avere 32.000 ettari di terreno agricolo e un immenso patrimonio immobiliare: case, negozi, magazzini ecc., ereditati fin dal 20 settembre 1980 solo dall’ex Pio Istituto Santo Spirito, oltre a quelli ereditati da altre IPAB disciolte a seguito dell’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Beni dai quali dovrebbe ricavare utili da destinare alla sanità, ma in effetti non ricava neanche le spese per la loro gestione ed ora tenta di correre ai ripari, aumentato gli affitti e cercando di riscuotere i canoni arretrati, o di vendere i beni a prezzo di mercato, ma spesso incontra la resistenza delle lobby. Alcuni  hanno goduto della cosa pubblica per necessità, perché non hanno mai avuto le risorse necessarie per pagare anche quel minimo di canone richiesto. Come quelli che hanno costruito una casa abusiva sul demanio marittimo. Quindi avrebbero avuto diritto ad una casa a basso costo. Se non proprio come quella di alcuni noti politici che vivono in case “popolari”, almeno pagare un canone proporzionato al loro reddito. A quei cittadini quindi andrebbe azzerato il debito pregresso e data una casa in proprietà, da lasciare agli eredi.
La situazione grottesca è quella che la Regione Lazio ha acquisito al patrimonio pubblico tutte le case costruite abusivamente sul demanio marittimo e quelle costruite su terreni di sua proprietà. Costruire una casa su terreno “altrui” è da “sprovveduti”, perché è la casa che diventa del sig. “altrui” e non viceversa. Detto questo ci domandiamo: "la Regione Lazio può affittare per pochi soldi una casa abusiva che non è sanabile, a gente che la usa solo per la villeggiatura o che addirittura l’affitta per l’estate? Magari queste persone sono anche proprietari di case? I politici non si meraviglino se le formiche che pagano tasse e ticket si arrabbiano e minacciano di scendere in piazza. Attenzione che l’ira a lungo repressa diventa furore.
 
Lettera inviata da: Nicola De Matteo, Lista Civica Perna
 
 
 
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