Maccarese, appuntamento con la memoria: "Chi e perchè ha ucciso Aldo Moro"

Sabato, 27 Febbraio 2016 12:01

Autore: Matteo Fasano

Dopo 4 milioni di pagine per atti giudiziari e 8 processi, i mandanti e gli esecutori materiali ancora avvolti nel mistero

di Gianluca Zanella

Quasi 38 anni fa, il 16 marzo 1978, in via Fani veniva rapito Aldo Moro. Il blitz, che provocò la morte dei cinque uomini della scorta, fu rivendicato dalle Brigate Rosse, che tennero nascosto il presidente della Dc per 55 giorni, prima di far ritrovare il suo corpo senza vita la mattina del 9 maggio, dentro il bagagliaio di una Renault 4 in via Caetani.
 
Tutto quello che avete appena letto, è la versione "ufficiale" dei fatti. Quello che si nasconde dietro il "caso Moro" è però molto più complesso di quanto non sembri. È questo il senso dell’incontro avvenuto al Liceo di Maccarese "Leonardo Da Vinci", tra gli studenti e l’Onorevole Gero Grassi, vicepresidente del Partito Democratico e membro della commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro Moro e sulla strage di via Fani.
 
Il seminario si è tenuto nell’aula magna dell’istituto, alla presenza delle classi quinte (presenti anche gli studenti del I.SS. Paolo Baffi di Maccarese) e di alcuni professori. A fare gli onori di casa la preside, Maria Antonietta Maucioni, sempre in prima linea sui temi della legalità. Presente anche la presidente del consiglio del comune di Fiumicino, Michela Califano, che conclude la sua breve introduzione dicendo ai ragazzi "Questo giorno vi segnerà come cittadini".
 
Quando la parola passa all’On. Grassi, l’uomo avverte gli studenti che verrà trattato un tema forte.
 
Il racconto si è concentrato "sull’Alfa e sull’Omega del caso Moro", cioè sul rapimento e sull’uccisione del presidente democristiano. L’onorevole, in quasi due ore d’intervento, ha fornito un dettagliato resoconto di decenni di indagini, svolte come membro della commissione parlamentare. La sua è stata un’esperienza diretta e il racconto che ne viene fuori somiglia fin troppo a una spy story letteraria, alla sceneggiatura di un film. Quello che colpisce, invece, è che si tratta di una storia tipicamente “all’italiana”, dove tutto quello che è stato detto è in gran parte falso, manipolato per nascondere la verità, una verità scomoda ancora oggi, nonostante la maggior parte dei protagonisti di quegli anni sia scomparsa (Licio Gelli – che ebbe un ruolo non indifferente, prima e durante il rapimento – è morto nel dicembre 2015).
 
Dopo 4 milioni di pagine di atti giudiziari, dopo 8 processi, il motivo del rapimento e dell’uccisione, i mandanti e gli esecutori materiali sono ancora avvolti nel mistero. La versione cristallizzata somiglia a un copione preparato ad arte: tanti i buchi, tante le incongruenze e le palesi bugie, eppure a 38 anni dall’omicidio che più di ogni altro ha segnato la storia del Secondo dopoguerra italiano (e che ancora oggi ha forti ripercussioni politiche e morali), nulla è cambiato.
 
L’Onorevole Grassi è un fiume in piena, fa nomi e cognomi, evidenzia le contraddizioni, cerca di far capire i passaggi più complessi, dipingendo un quadro inquietante, dove il rapimento di Aldo Moro poteva essere fermato, dove i protagonisti non sono le Br, ma i servizi segreti deviati della nostra Repubblica, con palesi connivenze da parte politica, persino in seno alla stessa Dc.
 
È una storia forte, ai limiti dell’inverosimile. Ma è giusto che le nuove generazioni sappiano. È giusto che sappiano che un uomo è stato ucciso per aver tentato di imprimere un percorso diverso alla politica italiana, diverso da quello che sta percorrendo oggi.
 
La commissione parlamentare è ancora al lavoro, non è troppo tardi per fare luce sugli avvenimenti e rendere giustizia a quello che è stato riconosciuto, anche a Bruxelles, un grande statista: il 24 febbraio infatti (presente lo stesso On. Grassi), è stata dedicata ad Aldo Moro una sala da 500 posti al terzo piano – il più importante – del palazzo del Parlamento Europeo. Manfred Weber, membro del Parlamento, ha definito Moro "un tenace mediatore".
 
Qualcosa dunque sembra muoversi. Mai, in 38 anni, una parola era stata spesa a favore dell’ex presidente della Dc. Questo riconoscimento ufficiale è il segnale che forse i tempi sono maturi per arrivare, finalmente, alla realtà dei fatti.
 
Realtà che, per quanto sconvolgente, sarà sicuramente meno sconvolgente delle infinite bugie che a tutti, nessuno escluso, sono state raccontate per 38 anni. Bugie che mortificano la nostra dignità di cittadini italiani. Bugie pericolose, perché distolgono l’attenzione dai veri nemici della democrazia.
 
Per questo è importante che i ragazzi conoscano il "Caso Moro" nei suoi lati più oscuri: per sapersi difendere quando sarà il loro momento di diventare cittadini e non sudditi.
 
 
 
 
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