Fiumicino: un’assoluta passività sul Porto della Concordia

Mercoledì, 03 Febbraio 2016 16:51

Autore: Matteo Fasano

Una risorsa importante che per ora rappresenta la più grande emorragia del nostro territorio

di Gianluca Zanella

Curioso come un progetto che avrebbe dovuto portare prestigio e lavoro al comune di Fiumicino si sia trasformato in uno dei classici casi di opera incompiuta all’italiana. Il Porto della Concordia, questo il nome che oggi, alla luce degli eventi, fa sorridere, essendo rimasto un buco nero.
L’attuale amministrazione dovrà rispondere, entro il 18 febbraio, all’interpellanza (protocollata il 18 gennaio) effettuata dal consigliere comunale Giovanna Onorati.


"L’interpellanza – ha dichiarato la Onorati – dovrà necessariamente smuovere qualcosa". E in effetti un problema salta subito all’occhio: tutto è cominciato nel 2012, con il rinvio a giudizio dell’imprenditore Caltagirone, cui erano stati assegnati i lavori, e altri personaggi accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, appropriazione indebita e riciclaggio. Le indagini eseguite dal nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma, hanno indagato e scoperchiato un sistema di subappalti e concessioni irregolari che si aggira attorno ai 550 milioni di euro.
La questione nasce nel 1990, quando la società I.P. (iniziative portuali) di Caltagirone presentò istanza alla Capitaneria di Porto di Roma per la concessione demaniale della durata di 90 anni per la realizzazione del porto turistico, che sarebbe dovuto sorgere a Isola Sacra. Un lasso di tempo decisamente troppo lungo, che infatti nel 2003 era stato ridotto a 50 anni, con relativa modifica del piano finanziario iniziale e notevole ammortamento dei costi.
 
"Nel 2009 però – ci racconta Giovanna Onorati – per un errore d’ufficio il Consiglio comunale ha approvato il testo dell’accordo fissando nuovamente a 90 anni la durata del contratto. L’errore è rimasto agli atti senza che nessuno intervenisse e questo ha comportato l’impennarsi di un indebito arricchimento a favore della società di Caltagirone, a danno ovviamente della pubblica amministrazione del nostro comune".
 
Il dato, infine, è nuovamente emerso e da qui sono partite le indagini della Guardia di Finanza, ma di fatto a oggi ancora nulla è cambiato e la concessione demaniale resta fissata a quei famosi 90 anni. Quello che Giovanna Onorati ha chiesto nella sua interpellanza e che dovrebbe interessare tutti i cittadini del Comune (perché, in fondo, si tratta del nostro territorio e dei nostri soldi), è se, alla luce dei fatti, il sindaco Montino si sia reso conto di quello che questo errore comporta. "Quale è la posizione del sindaco a riguardo? – chiede la Onorati – come intende provvedere al problema?".
 
La Onorati ci spiega che in realtà il comune ha le mani legate in questa faccenda e che l’unico ente che può sistemare tutto è la Regione Lazio. La cosa da fare, a questo punto, sarebbe naturalmente quella di appellarsi nei confronti della Regione, pretendere una revisione della concessione, una rettifica, magari alzando la voce. "Nulla di tutto questo è stato fatto dalla giunta Montino - afferma il consigliere comunale dell'opposizione - si riscontra un’assoluta passività su questo argomento, che pure, a mio avviso, è centrale per lo sviluppo del nostro territorio".

Il consigliere comunale spera in un inversione di tendenza "La mia – ha detto – non è una provocazione sterile. A questo punto bisognerebbe accantonare le divisioni politiche e procedere nel solo interesse dei cittadini, che da questa vicenda stanno subendo un danno incalcolabile. Tra le altre cose, è stato accertato che i lavori, oggi interrotti con il cantiere in stato di abbandono, hanno contribuito ad accentuare l’erosione della costa limitrofa. Non solo, quindi, il danno economico, ma anche, e soprattutto, il disastro ambientale".
 
"Non sto dando la colpa di tutto questo alla giunta Montino - spiega Onorati - gli errori sono a monte, bisognerebbe appellarsi al Governo, prima ancora che alla Regione. Quello che sto però imputando al sindaco è di non aver mosso un dito in tal senso. Il Porto turistico è una risorsa importante, ma per ora rappresenta la più grande emorragia del nostro territorio, che rischia di venire risucchiato in un vortice di sprechi e distruzione della costa".
 
A questo punto, non resta che attendere la risposta che il sindaco Montino dovrà necessariamente fornire in sede di Consiglio comunale e che forse getterà finalmente luce sugli interventi che si intende portare avanti per ristabilire una situazione di legalità e di diritto.
 
 
 
 
 
 
 
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Pubblicato in Cronaca